Mi occupo di marketing di prodotto e riqualificazione brand nei processi di internazionalizzazione di impresa all’estero da dieci anni, con un’attenzione fortissima alla tematica della diversity di target (operando principalmente sui mercati asiatici) nonché della relativa necessità di conversione e adattamento che coinvolgono non solo elementi fondanti di produzione e annessa comunicazione commerciale bensì logiche di corporate governance e di capitale umano relazionato nelle dinamiche di sviluppo commerciale su tali mercati.
Data la particolare attenzione a tematiche di cross culture e delle relative interferenze sui modelli strategici del marketing d’impresa, ho sempre di più realizzato che al di là dell’adozione di strumenti moderni e avvincenti in grado di rappresentare, al passo con le necessità di informazione, la giusta metodologia di trasmissione di contenuti e di valori legati alla logica di posizionato dei miei clienti, ho capito che al di là del tecnicismo e dell’eterogeneità dei livelli di adozione (marketing analitico, strategico, operativo sia esso tradizionale che guerilla, socialmedia, etc) la sempre più importante frontiera del neuro-marketing o marketing psicologico sottende ad un elemento univoco e basilare, fondamentale per trasmettere immagini, concetti, valori, stimoli in grado di sostenere il posizionamento di un operatore rispetto ad altri o il consolidamento di una awareness già definita così come cristallizzare in ottica di vantaggio l’identità di un brand sugli altri: sto parlando dell’incontro.
La società dei consumi d’oggi vive una condizione di esubero di informazioni su ogni fronte e il tema della selezione e della funzionalità che sottende a questa sono di primaria importanza. Impossibile sperare di divenire oggetto di selezione della propria posizione (sia essa commerciale o meno) da parte dell’indistinto e ormai globalizzato target-market se si ignora il valore dell’incontro accanto alla necessità di veicolarlo ad analisi statistiche in grado di canalizzarne portata e reazione.
Per meglio comprendere la portata che l’incontro ha, come caratteristica primigenia per un’efficace azione di marketing, mi è stata d’aiuto la proiezione di questo in un mondo che da sempre mi appassiona e che in un certo qual modo, riassume il sottile ruolo che la comunicazione ha nell’azione di marketing: il teatro.
L’attore in mimesi con il progetto narrativo o performativo selezionato è lo strumento che crea un incontro estetico fortissimo e, pertanto, fatto di parole, concetti, valori ma anche movimenti, luci, suoni, silenzi in grado di emozionare il pubblico e avvicinarlo alla comprensione di un messaggio.

La trasmissione di quel messaggio, che si eleva con leggerezza meta linguistica in una conversione di parametri interpretativi che è lasciata a ben altro che alla parola, perfino su terre straniere dove idioma è diverso, è assolutamente più forte di qualsivoglia comunicazione monoveicolata sia essa digitale, visiva, narrativa etc. Il teatro se consapevole del pubblico e se costruito su questa attenzione è strumento in grado di incontrare con assoluta forza il pubblico e di commuoverlo. Non sta a chi muove l’incontro prevedere con certezza se questo sarà gradito, sconvolgente, illuminante, istruttivo o deludente. Ma è indubbio che nell’atto di performare vi è un testing di mercato che solo un attore può realizzare attraverso la propria arte.
Lasciando il piano emozionale e ripensando alla casistica professionale è indubbio però che i casi di successo (dove l’analisi SWOT si è vista rafforzata nei punti di valore e alleggerita senza gravosità nei propri punti di debolezza) sono proprio quelli in cui l’analisi di marketing consuetudinaria lascia spazio ad un marketing operativo e di contenuto che non siano solo claim ma che producano, nella linea strategica, un incontro fatto di emotività, intimità, sistema valori.
In questa agenzia che mi trovo come nuova sfida a dirigere, è indubbio che vedo nell’Arte, Cultura e Talento strumenti di eccezionale portata per costruire un progetto di comunicazione e marketing in grado di realizzare, al di là del necessario livello tecnico- comparativo di analisi preliminare, questo incontro, come il monologo di un attore di fronte al proprio pubblico, in grado di risuonare unicum nel posizionare elementi distintivi che andranno a contornare la definizione di una linea strategica, di brand’s identity così come di product’s value per i nostri assistiti.
Se poi l’incontro è costruito in una prospettiva mutuale dove la relazione del marketing prevede anche una reazione, in una sorta di marketing della restituzione, ci troviamo di fronte ad uno scenario estremamente utile e stimolante per i nostri assistiti: il social commerce. Un fenomeno che rappresenta l’evoluzione della tendenza di mercato e che viene a rappresentare una condizione in cui il destinatario dell’azione di marketing risponde, interagisce e ancor prima di scegliere diffonde la propria necessità, il proprio bisogno influenzando con forza l’adattamento di prodotto, comunicazione e distribuzione e rendendo il dialogo palcoscenico-pubblico allo stesso livello in una sorta di incontro alla pari dove l’attore invita il pubblico a costruire la sceneggiatura…
In un dinamismo di tale portata, il nostro ruolo di marketing experts deve essere pro-attivo e osmotico, pronto all’azione multi-disciplinare. Ecco perché abbiamo deciso di essere ACT agency.
Direzione Strategica Commerciale Act Agency Milano